Guarire
“E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente e la gente guarì.
E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro.” (Kathleen O’Meara)
Lettera di Abraham Lincoln all’insegnante di suo figlio, 1830
Caro professore,
insegni al mio ragazzo che non tutti gli uomini sono giusti, non tutti dicono la verità; ma la prego di dirgli pure che per ogni malvagio c’è un eroe, per ogni egoista c’è un leader generoso.
Gli insegni, per favore, che per ogni nemico ci sarà anche un amico e gli faccia capire che vale molto più una moneta guadagnata con il lavoro che una moneta trovata.
Gli insegni a perdere, ma anche a saper godere della vittoria, lo allontani dall’invidia e gli faccia riconoscere l’allegria profonda di un sorriso silenzioso.
Lo lasci meravigliare del contenuto dei suoi libri, ma gli conceda anche il tempo per distrarsi con gli uccelli nel cielo, i fiori nei campi, le colline e le valli.
Nel gioco con gli amici, gli spieghi che è meglio una sconfitta onorevole di una vergognosa vittoria, gli insegni a credere in se stesso, anche se si ritrova solo contro tutti.
Gli insegni ad essere gentile con i gentili e duro con i duri e gli faccia imparare a non accettare le cose solamente perché le hanno accettate anche gli altri.
Gli insegni ad ascoltare tutti ma, nel momento della verità,a decidere da solo.
Gli insegni a ridere quando è triste e gli spieghi che qualche volta anche i veri uomini piangono.
Gli insegni ad ignorare le folle che chiedono sangue e lo esorti a combattere anche da solo contro tutti,quando è convinto di aver ragione.
Lo tratti bene, ma non da bambino, perché solo con il fuoco si tempera l’acciaio.
Gli faccia conoscere il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso.
Gli trasmetta una fede sublime nel Creatore e gli insegni ad avere fiducia anche in se stesso,perché solo così può avere fiducia negli uomini.
So che le chiedo molto, ma veda cosa può fare, caro maestro. (Abraham Lincoln)
Fregene Marzo 2020
“Nel silenzio assordante delle ville chiuse, in cui giardini tristi aspettano la vita
data dalle urla di gioia dei bambini, un rumore in lontananza di un tagliaerba, molesto fino a qualche giorno fa
diventa soave scuotendo dalla tristezza.
assume oggi un significato di speranza.
Ce la faremo, andrà tutto bene” (Dga)
Ti auguro il tempo
Non ti auguro un dono qualsiasi. Ti auguro solo quello che i più non hanno: ti auguro tempo, per divertirti e per ridere, se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e per il tuo pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre, ma tempo per poter essere contento.
Ti auguro tempo, non solo per trascorrerlo. Ti auguro tempo che te ne resti per stupirti e fidarti, e non soltanto per guardarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle, e tempo per crescere, ovvero per maturare. Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni giorno, ogni ora con gioia.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo per la vita! (Elli Michler)
Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare. (Giovanni Falcone)
Io dedico questa canzone ad ogni donna pensata come amore
in un attimo di libertà a quella conosciuta appena non c’era tempo e valeva la pena
di perderci un secolo in più. A quella quasi da immaginare tanto di fretta l’hai vista passare dal balcone
a un segreto più in là e ti piace ricordarne il sorriso che non ti ha fatto e che tu le hai deciso in un vuoto di felicità.
Alla compagna di viaggio i suoi occhi il più bel paesaggio fan sembrare più corto il cammino e magari sei
l’unico a capirla e la fai scendere senza seguirla senza averle sfiorato la mano.
A quelle che sono già prese e che vivendo delle ore deluse con un uomo ormai troppo cambiato ti hanno lasciato,
inutile pazzia vedere il fondo della malinconia di un avvenire disperato.
Immagini care per qualche istante sarete presto una folla distante scavalcate da un ricordo più vicino per poco
che la felicità ritorni è molto raro che si ricordi degli episodi del cammino.
Ma se la vita smette di aiutarti è più difficile dimenticarti di quelle felicità interviste dei baci che non si è osato dare
delle occasioni lasciate ad aspettare degli occhi mai più rivisti.
Allora nei momenti di solitudine quando il rimpianto diventa sublime, una maniera di viversi assenti di tutte le belle passanti
che non siamo riusciti a trattenere. (Antoine Pol)
Dal profondo della notte che mi avvolge, Buia come un abisso che va da un polo all’altro, Ringrazio qualsiasi dio esista Per la mia indomabile anima.
Nella feroce morsa delle circostanze
Non mi sono tirato indietro né ho gridato.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma indomito.
Oltre questo luogo di collera e di lacrime
Incombe solo l’Orrore delle ombre,
Eppure la minaccia degli anni
Mi trova, e mi troverà, senza paura.
Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino:
Io sono il capitano della mia anima. (William Ernest Henley)
Vi dico, questa mattina, che se non avete mai trovato una cosa che vi sia talmente cara e preziosa per cui dareste in cambio la vita, non siete adatti alla vita. Potreste avere trentotto anni, come si dà il caso che ne abbia io, e un giorno vi trovate davanti una grande occasione, che vi sollecita a schierarvi a favore di qualche grande principio, di una grande questione, di una grande causa.
E voi vi rifiutate di farlo perché avete paura. Vi rifiutate di farlo perché volete vivere più a lungo. Avete paura di perdere l’impiego, oppure avete paura di essere criticati, o di perdere la popolarità, o avete paura che qualcuno vi pugnalerà o vi sparerà addosso o vi farà saltare la casa. E quindi rifiutate di prendere posizione. Ebbene può darsi che continuiate a vivere fino a novant’anni, ma a trentotto siete già morti quando lo sarete a novantanni.
E nella vostra vita l’arresto del respiro non sarà che l’annuncio tardivo di una morte dello spirito che è già avvenuta. Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte di quel che è giusto. Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte della verità. Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte della giustizia. ( Martin Luther King Jr)
Dalla sofferenza nascono le anime più forti, quelle che, nono stante le difficoltà e i problemi, hanno scelto di non arrendersi. Anime resistenti, anime resilienti. Anime che sono passate per la valle degli sforzi e delle complicazioni, ma poi sono risorte con nuove lezioni di vita. Anime che hanno navigato le profondità della pigrizia e della sofferenza, veleggiato sull’oceano delle paure, ma anche della superazione personale e del coraggio. Anime forti, anime docili.
Anime che si sono perse nel labirinto degli ostacoli, sono rimaste intrappolate in avvolgenti ragnatele e incatenate nella prigione delle loro paure, ma che hanno saputo trovare il cammino verso casa. Anime coraggiose. Anime sensibili, delicate ed ispiratrici.
Perchè una buona parte della loro forza è costituita dalla sensibilità dei loro sguardi, della delicatezza dei loro atti, e dalla profondità della loro interiorità. Anime che hanno trasformato le loro ferite aperte in cicatrici, ora segni di tutti gli eventi vissuti e superati, delle battaglie a cui hanno partecipato crescendo e camminando a testa alta. Con la forza di volontà tutto è possibile.
L’arte di vivere non sta nell’eliminare i problemi, bensì nel crescere nonostante questi. Queste ferite, oggi cicatrici, brillano in quanto testimoni della capacità che queste anime hanno impiegato per trasformare le situazioni difficili e dolorose in grandi successi. Non esiste cicatrice che non contenga bellezza. Nelle cicatrici sono sotterrate storie personali, dolori , paure, speranze interrotte… Come dice lo scrittore e cantante Marwan, le cicatrici sono le cuciture della memoria, quei punti imperfetti che curano le ferite, ma che fanno anche male, il segno che ci permette di non dimenticare mai quelle lesioni nonostante il tempo. Le cicatrici fanno parte dell’armatura delle anime forti; il coraggio e la resilienza sono lo scudo; l’amore e la bontà sono l’antidoto per curare le ferite.
Dalla sofferenza nascono le anime più forti. Anime pazienti, anime persistenti, che hanno cercato il sorriso dopo ogni lacrima, l’alternativa ad ogni problema, l’opportunità in ogni crisi.Anime giganti, nonostante siano quasi invisibili. Perchè la loro grandezza sta nella capacità di recuperarsi, qualità grandiosa, ma allo stesso tempo invisibile. Anime eroiche che sono riuscite a vedere la luce nella tempesta. Anime che, quando hanno capito di non poter cambiare le persone, le circostanze o le cose, hanno deciso di cambiare il loro atteggiamento per affrontare la sofferenza. Anime perspicaci. Anime che, lungo la loro traiettoria, hanno incontrato sè stesse, hanno scelto di conoscersi e di essere la loro migliore compagnia.
Anime profonde. Anime maestre; da loro si possono imparare importanti lezioni e si può parlare a proposito dell’abisso delle difficoltà. Queste anime fanno nascere in noi la volontà di superarci e continuare a lottare, perché con loro i ricordi dolorosi si trasformano in un dono per aiutare gli altri. Anime apprendiste. Usano tutte le cose brutte della vita come supporto per crescere e progredire, per evolversi nonostante le tormente. Hanno scoperto l’abilità di reinterpretare le diverse prospettive. Anime ricolme di bellezza, con magiche sfumature. Anime disposte ad aiutarci quando ne abbiamo bisogno, perché nessuno come loro sa quanto intenso può diventare un sentimento. Anime intelligenti. Dalla sofferenza nascono le anime più forti.
Oggi sono grata per la loro capacità di riprendersi nonostante l’inverno arrivi sempre puntuale. Esse sono il nostro più grande esempio di sopravvivenza. (Eijiro Kobayashi)
I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano in piedi. Contro le porte della notte. E i passanti che passano li segnano a dito. Ma i ragazzi che si amano non ci sono per nessuno. Ed è la loro ombra soltanto. Che trema nella notte. Stimolando la rabbia dei passanti. La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia. I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno. Essi sono altrove più lontano della notte molto più in alto del giorno nell’abbagliante splendore del loro primo amore. (Jacques Prévert)
Se saprai mantenere la testa quando tutti intorno a te
la perdono, e te ne fanno colpa.
Se saprai avere fiducia in te stesso quando tutti ne dubitano,
tenendo però considerazione anche del loro dubbio.
Se saprai aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato, non rispondere con calunnia,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo saggio;
Se saprai sognare, senza fare del sogno il tuo padrone;
Se saprai pensare, senza fare del pensiero il tuo scopo,
Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina
E trattare allo stesso modo questi due impostori.
Se riuscirai a sopportare di sentire le verità che hai detto
Distorte dai furfanti per abbindolare gli sciocchi,
O a guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con i tuoi logori arnesi.
Se saprai fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare di nuovo dal principio
senza mai far parola della tua perdita.
Se saprai serrare il tuo cuore, tendini e nervi
nel servire il tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Se non la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”
Se saprai parlare alle folle senza perdere la tua virtù,
O passeggiare con i Re, rimanendo te stesso,
Se né i nemici né gli amici più cari potranno ferirti,
Se per te ogni persona conterà, ma nessuno troppo.
Se saprai riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua sarà la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio! (Rudyard Kipling)
Non ho bisogno di te, ho voglia di te. Non ho spazi vuoti da riempire, ho spazi da condividere. Non mi aspetto che tu mi renda felice, desidero sorridere della tua gioia e farti sorridere della mia. Non ti amo da morire, non sono tua e non sei mio. Sono completa anche senza di te, sei perfetto anche senza di me. Non morirò se andrai via, non smetterai di essere felice se andrò via.
Non ti carico della responsabilità della mia personale soddisfazione, ti accolgo come specchio e messaggero, ti offro i miei occhi per indagare nei tuoi. Non ti lego nè mi lascio legare dal bisogno di essere amata, dalla paura dell’abbandono. Io non sono sola senza di te, tu non sei perso senza di me.
Siamo due meravigliosi e preziosi universi, completi, perfetti, che si incontrano per creare nuovi mondi. Non chiuderò porte e finestre per tenerti accanto a me, non ti permetterò di limitare il mio volo. Onoro la tua libertà scegliendo ogni giorno la mia. (Emanuela Pacifici)
Trentamila giorni a guardarti dormire, a sapere il freddo o il caldo del tuo corpo, a capire cosa ti faceva male dentro, ad amare ogni ruga in più che nasceva. Trentamila giorni di te e me, di questa casa che un giorno abbiamo dichiarato nostra (che ne sarà di una casa che ci conosce così bene quando non saremo più qui a occuparla?), di difficoltà e di ansie, dei nostri bambini che correvano nel corridoio, della nostalgia del nostro saperci sempre in marcia verso l’essere semplicemente noi.
Trentamila giorni in cui tutto è cambiato e nulla ci ha cambiati, delle tue lacrime così belle e tristi, delle poche volte in cui la vita ci ha costretto a separarci (e bastava un pomeriggio senza di te perché né la casa né la vita fossero uguali). Trentamila giorni, mia vecchia brontolona adorabile. Io e te e il mondo, e tutti i vecchi che un giorno abbiamo conosciuto sono ormai andati via insieme alla vecchiaia. Noi siamo ancora qui, trentamila giorni dopo, insieme come sempre. Insieme per sempre. Trentamila giorni in cui ho disimparato tante cose, amore mio. Tranne ad amarti.
(Pedro Chagas Freitas)
La speranza ha due figlie bellissime: lo sdegno ed il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose e il coraggio per cambiarle. (Neruda)
“Nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la Provvidenza si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute. Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. L’ audacia ha in sé genio, potere, magia: incominciala adesso”. (Goethe )
La giustizia senza forza e’ inerme, la forza senza giustizia e’ tirannia.
(Blaise Pascal)
Le fiabe non dicono ai bambini che esistono i draghi:
i bambini sanno già che esistono.
Le fiabe dicono ai bambini
che i draghi possono essere sconfitti.(G.K.CHESTERSON)
Il 3 gennaio 2008 dopo la vittoria, -inattesa e sorprendente- alle primarie democratiche in Iowa, in un discorso memorabile, Barak Obama ha detto:”Il nostro destino è scritto non per noi, ma da noi.”
Speranza. La speranza è ciò che mi ha portato fin qui oggi. Con un padre del Kenya ed una madre del Kansas, con una storia che poteva accadere solo negli Stati Uniti d’America. La speranza è il fondamento del nostro paese. La convinzione che il nostro destino sarà scritto non per noi, ma da noi, da tutti gli uomini, da tutte le donne che non vogliono accontentarsi del mondo com’è: che hanno il coraggio di rifare il mondo come dovrebbe essere.
(Barak Obama, dalla prefazione de “La manomissione delle parole” di Gianrico Carofiglio)
Non aspettare di finire l’università,
di innamorarti,
di trovare lavoro,
di sposarti,
di avere figli,
di vederli sistemati,
di perdere quei dieci chili,
che arrivi il venerdì sera o la domenica mattina,
la primavera,
l’estate,
l’autunno o l’inverno.
Non c’è momento migliore di questo per essere felice.
La felicità è un percorso, non una destinazione. Lavora come se non avessi bisogno di denaro,
ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno.
Ricordati che la pelle avvizzisce,
i capelli diventano bianchi e i giorni diventano anni.
Ma l’importante non cambia: la tua forza e la tua convinzione non hanno età.
Il tuo spirito è il piumino che tira via qualsiasi ragnatela.
Dietro ogni traguardo c’è una nuova partenza. Dietro ogni risultato c’è un’altra sfida.
Finché sei vivo, sentiti vivo.
Vai avanti, anche quando tutti si aspettano che lasci perdere.
(Madre Teresa di Calcutta)
Ti amo…! Ti amo in un modo inspiegabile. In un modo inconfessabile. In modo contraddittorio.
Ti amo. Con i miei stati d’animo che sono tanti. E mutano di umore continuamente.
Per quello che già sai, il tempo, la vita, la morte. Ti amo.
Con il mondo che non capisco, con la gente che non capisce, con l’ambivalenza della mia anima, con l’incoerenza delle mie azioni,
con la fatalità del destino, con la cospirazione del desiderio, con l’ambiguità dei fatti.
Anche quando ti dico che non ti amo
ti amo, persino quando ti tradisco, non ti tradisco nel profondo, porto avanti un piano,
per amarti di più. Ti amo.
Senza riflettere, incoscientemente, irresponsabilmente, spontaneamente, involontariamente, per istinto,
per impulso, irrazionalmente.
In effetti non ho argomenti logici, nemmeno improvvisati per fondare questo amore che sento per te,
che sorse misteriosamente dal nulla, che no ha risolto magicamente nulla,
e che miracolosamente, poco a poco, con poco e niente ha migliorato il peggio di me.
Ti amo,
ti amo con un corpo che non pensa, con un cuore che non ragiona, con una testa che non coordina.
Ti amo, incomprensibilmente, senza chiedermi perché ti amo, senza importarmi perché ti amo,
senza pormi dei dubbi sul perché ti amo.
Ti amo.
Semplicemente perché ti amo, io stesso non so perché ti amo. Pablo Neruda
“FIGLI”
Negli occhi delle madri
incontri l’amore del mondo.
DGA
“ODE ALLA VITA”
Lentamente muore
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente
chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo
quando è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita,
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce
o non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità. (Martha Medeiros)
Le battaglie civili si vincono dando battaglia. (Gian Antonio Stella)